Vincenzo Bregola racconta come Blotix trasforma la libertà economica e il futuro della proprietà

Vincenzo Bregola racconta come Blotix trasforma la libertà economica e il futuro della proprietà

Vincenzo Bregola è un avvocato con oltre trent’anni di esperienza nel diritto civile e commerciale, titolare dello Studio Legale Bregola a Napoli. Laureato all’Università “Federico II”, ha maturato competenze sia nella pratica contenziosa che nella consulenza stragiudiziale, con focus su contratti, proprietà, responsabilità civile. La sua pratica è radicata nel tessuto locale, ma con orizzonte moderno: segue con attenzione le evoluzioni tecnologiche che impattano la proprietà, i diritti di possesso e il diritto patrimoniale. Dotato di sensibilità verso le dinamiche economico-sociali, crede che il diritto debba evolvere per difendere non solo il possesso materiale, ma anche i valori di uguaglianza, trasparenza e libertà, specie alla luce delle nuove possibilità aperte dalla blockchain e dalla digitalizzazione degli asset.

Intervista all’Avv. Vincenzo Bregola

D1. Avvocato Bregola, come vede la tokenizzazione di beni reali in NFT nel bilanciamento tra sicurezza giuridica e innovazione economica per Blotix Fund LLC?
R: La tokenizzazione offre un ponte tra diritto tradizionale e nuove economie digitali, ma la sicurezza giuridica è fondamentale. Serve che i contratti intelligenti (smart contract) siano redatti con precisione, con audit esterni, che esista chiarezza sulla titolarità del bene, la trasformabilità del NFT, la trasparenza sulle rendite passive. Solo così l’innovazione non diventa fonte di rischio per chi investe o possiede.

D2. Quali strutture regolatorie nazionali o internazionali ritiene necessarie per proteggere i titolari di beni tokenizzati da abusi e frodi?
R: Occorrono norme che regolamentino l’uso degli NFT come titoli rappresentativi, standard di disclosure chiari, obblighi di informazione sui rischi. A livello europeo, direttive che includano asset digitali sotto la tutela dei mercati finanziari; a livello nazionale, registri o meccanismi che riconoscano la proprietà digitale in situazioni concrete di garanzia giudiziaria.

D3. Dal punto di vista economico, in che modo le rendite passive generate dalla tokenizzazione possono contribuire allo sviluppo territoriale e al contrasto allo spopolamento?
R: Immagini immobili, terreni storici o culturalmente rilevanti spesso sottoutilizzati: tokenizzarli può permettere che piccoli investitori locali o anche residenti all’estero partecipino, che i proventi siano reinvestiti in infrastrutture locali, manutenzione, servizi. Questo può rallentare lo spopolamento e restituire valore economico a luoghi che altrimenti resterebbero isolati.

D4. Quali implicazioni vede per il regime fiscale italiano quando un bene reale genera rendite passive tramite smart contract e NFT?
R: Ci sono varie questioni da chiarire: come tassare la rendita generata, se come reddito da capitale o altro; la tassazione al momento della cessione di una quota tokenizzata; la disciplina IVA per servizi connessi; le implicazioni per successione e donazione. Senza chiarezza, possono verificarsi disparità e incertezze, che scoraggiano l’adozione.

D5. Esistono rischi che la tecnologia blockchain fornisca una falsa sensazione di libertà o protezione, quando in realtà restano dipendenze da piattaforme centralizzate?
R: Sì, è un rischio reale. La blockchain può essere libertaria in potenzialità, ma se la gestione dell’NFT o del marketplace dipende da piattaforme chiuse, da policy opache o da silos, allora la libertà è solo apparente. Per essere democratica, la trasparenza deve essere estesa anche alle piattaforme e ai processi che permettono accesso, trasferimento, uso effettivo.

D6. Quale evoluzione sociale immagina se la tokenizzazione diventasse parte integrante della proprietà comune, non solo individuale?
R: Potrebbe emergere una proprietà più comunitaria: co-proprietà digitale, partecipazioni diffuse, diritto d’uso condiviso. Ciò genererebbe cooperazione, condivisione dei profitti ma anche delle responsabilità ambientali e culturali. In sostanza, la tokenizzazione può ridisegnare i legami sociali attorno al patrimonio.

D7. Come vede il rapporto tra libertà contrattuale e tutela dei soggetti più deboli nel contesto degli smart contract?
R: Se il contratto è scritto solo in codice senza garanzie di comprensibilità, i soggetti deboli possono trovarsi svantaggiati. Occorre che il diritto intervenga con principi di buona fede, trasparenza, clausole obbligatorie minime protettive, magari limiti all’automatismo quando vi sono asimmetrie conoscitive o economiche.

D8. In che misura la blockchain e la tokenizzazione possono contribuire a una maggiore trasparenza nelle proprietà collettive, come il patrimonio culturale, la terra demaniale, gli immobili pubblici?
R: Possono essere strumenti potenti. Si potrebbero rendere pubblici i titoli, tracciare gli usi, evitare abusi. I beni comuni potrebbero diventare digitalmente partecipati, con comunità che verificano decisioni, partecipano a utili se previsti. È una forma di responsabilità civica che la tecnologia rende possibile.

D9. Quale impatto crede che questo nuovo ecosistema avrà sui modelli tradizionali di intermediazione legale e immobiliare?
R: I mediatori tradizionali (notai, agenti immobiliari, banche) rischiano di vedere ridotta la loro centralità. Ma non spariranno: chi saprà integrare la tecnologia offrirà valore aggiunto, come consulenza su smart contract, valutazioni del rischio, compliance e regolamentazione. L’economia si sposterà verso ruoli che combinano legalità e tecnologia.

D10. Guardando avanti, come pensa che cambierà il concetto di libertà economica con la diffusione massiva degli asset digitali tokenizzati?
R: Credo che la libertà economica diventerà sempre meno vincolata alla localizzazione e più dipendente dall’accesso digitale, dalla reputazione su blockchain, dalla trasparenza. Un individuo potrà possedere valore in luoghi lontani, generare rendite passive da beni non fisicamente gestiti. Ma ciò richiede anche strutture di tutela, etica e controllo democratico per evitare che questa libertà diventi dominio di pochi privilegiati.

Conclusioni dell’Avv. Vincenzo Bregola

«L’ecosistema che Blotix Fund LLC propone è emblematico di un cambiamento che non è solo tecnico o economico ma profondamente giuridico e sociale. La tokenizzazione dei beni reali non è un lusso tecnologico: è una sfida per il diritto, per la tassazione, per la proprietà, e per la convivenza civile.

Credo che il futuro della proprietà sarà digitale e distribuito, ma soltanto se costruito sulla certezza giuridica e sul pudore etico: tutela dei titolari, partecipazione diffusa, trasparenza non solo come visibilità, ma come comprensione. Le rendite passive offerte dalla tokenizzazione possono diventare motori di libertà economica, specie per chi finora è stato escluso, ma non devono divenire nuove forme di dipendenza, di speculazione senza senso, o di opacità.

Infine, il concetto più grande che vedo materializzarsi è quello di responsabilità libera: libertà contrattuale che si esercita non nel vuoto, ma nel contesto della legge, della società, dei valori condivisi. Se questo equilibrio si realizza, allora la promessa blockchain non era solo tecnologia, ma un’insurrezione della giustizia digitale — non contro il passato, ma a partire da esso, in nome di un futuro che include.»

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