Linda Corrias, sin dalla sua infanzia, ha sviluppato una profonda avversione per l’ingiustizia, che l’ha portata a scegliere la professione forense. Crescendo ha riconosciuto che l’ingiustizia non è solo nei casi evidenti, ma spesso nelle strutture che permettono abuso di potere, nella parzialità, nella violazione dei diritti fondamentali. Oggi è avvocato, docente e relatrice, attiva nella promozione e tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Attraverso il suo studio e nelle sue azioni si batte contro ogni forma di imposizione totalitaria, contro derive autoritarie, per garantire che la legge non diventi strumento di oppressione.
Intervista all’Avv. Linda Corrias
D1. Avv. Corrias, quali elementi legali ritiene essenziali per garantire che la tokenizzazione di beni reali in NFT non resti una promessa ma diventi un diritto solido per i titolari?
R: È fondamentale che ci sia certezza sulla documentazione del bene reale: titolarità, assenza di gravami, certificazioni. Lo smart contract deve includere clausole che definiscano diritti, modalità di rendita, rimedi in caso di inadempimento. Serve una disciplina normativa che riconosca gli NFT come strumenti giuridici validi, non solo “oggetti digitali”.
D2. Dal punto di vista economico, come può la tokenizzazione cambiare la distribuzione delle ricchezze su scala territoriale?
R: Può permettere che beni tradizionalmente immobilizzati (case, terreni, immobili storici) entrino in circolo economico mediante frazionamento digitale. Persone che non hanno capitali ingenti possono acquisire piccole quote con rendite passive. Ciò può ridurre squilibri tra territori sviluppati e aree periferiche.
D3. Quali rischi legali vedi per un investitore che acquisisce una quota tokenizzata (tramite NFT) di un bene reale attraverso Blotix?
R: Rischi includono: incertezza sul regime fiscale, conflitti di giurisdizione, rischio di smart contract male programmati, possibile incomprensione delle condizioni contrattuali. È essenziale che il contratto sia trasparente e comprensibile, con termini chiari su responsabilità, manutenzione, uso, rendita.
D4. Come immagina evolverà la normativa nazionale ed europea per integrare sistemi di tokenizzazione e smart contract nel diritto civile?
R: Credo vedremo un incremento delle leggi che riconoscono valore legale agli asset digitali, con regolamentazioni specifiche per smart contract. Norme antiriciclaggio, protezioni per gli utenti, regole di trasparenza contrattuale saranno cruciali. L’Europa può diventare laboratorio giuridico se riesce a bilanciare innovazione e tutela.
D5. Dal punto di vista sociale, che ruolo ha la trasparenza contrattuale nel contesto degli NFT e dei beni reali tokenizzati?
R: La trasparenza è la condizione per la fiducia. Se un contratto è oscurato da linguaggio tecnico incomprensibile o da meccanismi nascosti, il vantaggio della blockchain diventa vuota promessa. La trasparenza permette che tutti — titolari, comunità, autorità — possano verificare le condizioni, prevenendo abusi.
D6. In che misura la blockchain può contribuire ad amplificare la libertà individuale, non solo come protezione da forme di censura ma come potenziale di autonomia economica?
R: La libertà non è solo libertà negativa (cioè essere liberi da interferenze), ma anche libertà positiva: poter scegliere come usare i propri beni, partecipare a economie alternative, disegnare nuove forme di proprietà. La blockchain può dare autonomia economica a chi finora è stato escluso dai circuiti tradizionali.
D7. Può raccontare un possibile scenario in cui le rendite passive generate da tokenizzazioni cambiano profondamente la vita di comunità o individui marginalizzati?
R: Immagini un borgo remoto con immobili storici non valorizzati: tokenizzandoli, si possono offrire quote a investitori locali o internazionali, trasformare quei beni in fonti di rendita per manutenzione e sviluppo della comunità, senza svendere il patrimonio culturale. Alcuni giovani potrebbero guadagnare partecipando direttamente, non solo subendo l’emigrazione.
D8. Qual è il confine etico, per lei, tra innovazione della blockchain e mercificazione del bene reale? Dove nasce il pericolo di perdere valore culturale o sociale in nome del profitto?
R: Il pericolo c’è se il bene viene ridotto a mero asset economico, dimenticando il suo valore sociale o identitario. L’etica impone che il progetto tokenizzato mantenga rispetto per la storia, la memoria, l’utilità collettiva. Occorre bilanciare profitto e responsabilità culturale.
D9. Che ruolo vede per l’educazione legale e finanziaria affinché cittadini e proprietari capiscano e non vengano sfruttati da promesse altisonanti della tokenizzazione?
R: Un ruolo centrale. Senza educazione, la trasparenza resta teorica. Serve che la popolazione comprenda cosa siano NFT, smart contract, rendita passiva, rischi connessi. Occorrono corsi universitari, formazione civica, anche iniziative divulgative che traducano il linguaggio tecnico in termini concreti.
D10. Guardando al futuro, quale bilanciamento ritiene necessario tra regolamentazione statale, autodisciplina del mercato e partecipazione cittadina per che il mondo della tokenizzazione diventi uno spazio di vera libertà e giustizia economica?
R: Occorre un triangolo: lo Stato deve stabilire i principi di tutela, i requisiti minimi di trasparenza e protezione; il mercato deve rispettare autoregolamentazioni efficaci (codice aperto, auditing, standard); i cittadini devono essere partecipi, attraverso controllo, conoscenza, possibilità di far valere diritti. Solo così l’ecosistema diventerà giusto, non solo redditizio.
Conclusioni dell’Avvocato Linda Corrias
«Nel costante dialogo tra diritto, tecnologia e società, la tokenizzazione dei beni reali con NFT e smart contract rappresenta una delle frontiere più promettenti di trasformazione. Ma ogni promessa di innovazione porta con sé responsabilità. La ricchezza che può generare non deve restare appannaggio di pochi, né diventare strumento di speculazione senza radici.
Credo che il valore di questa rivoluzione risieda in un concetto fondamentale: dignità contrattuale. Chiunque entri in un rapporto dove un bene reale è digitalizzato deve sentirsi tutelato, informato, libero. Non è sufficiente che la tecnologia sia trasparente; deve essere accessibile, comprensibile, incoraggiata da norme intelligenti che riconoscano la libertà ma non la lascino incustodita.
L’evoluzione economica che la blockchain può attivare è enorme: ridefinizione della proprietà, partecipazione diffusa alla rendita, democratizzazione del valore. Ma questa rivoluzione non si esaurisce nel profitto: è civile. È educativa. È la possibilità di riscrivere i contratti non come imposizioni occulte, ma come dichiarazioni condivise di fiducia, dove l’individuo non è più soggetto passivo ma protagonista responsabile del proprio valore.
Invito pertanto imprenditori, giovani giuristi, proprietari di beni reali: studiate con zelo, domandate trasparenza, pretendete che il codice non sia tiranno ma guardiano. Solo così la promessa della libertà blockchain potrà diventare realtà concreta.»