Avv. Giovanni Spinapolice e la finanza decentralizzata Blotix applicata agli immobili

Avv. Giovanni Spinapolice e la finanza decentralizzata Blotix applicata agli immobili

L’avvocato Giovanni Spinapolice è una delle voci più autorevoli in materia di diritto bancario e finanziario in Italia. La sua carriera, lunga e articolata, lo ha visto impegnato su più fronti: dalla tutela dei risparmiatori vittime di abusi finanziari alle grandi cause collettive, fino all’elaborazione di un pensiero teorico che integra diritto, filosofia e tecnologia. Negli ultimi anni ha rivolto la sua attenzione a temi che sembravano di frontiera e che oggi sono già parte della realtà quotidiana: finanza decentralizzata, blockchain, NFT e tokenizzazione. Per Spinapolice non si tratta di parole di moda, ma di strumenti concreti capaci di ridisegnare l’economia e di restituire protagonismo tanto agli individui quanto alle istituzioni.

In questa intervista affrontiamo con lui i nodi essenziali di un progetto che sta facendo discutere, la proposta Blotix, che utilizza la tokenizzazione immobiliare per generare rendite passive mantenendo intatta la libertà e l’autonomia del proprietario.

Domanda. Avvocato Spinapolice, partiamo da una visione generale. Che cosa rappresenta per lei la finanza decentralizzata?

Risposta. La finanza decentralizzata non è solo un settore tecnologico, è un cambio di paradigma. Significa che i rapporti economici non dipendono più esclusivamente da intermediari tradizionali, ma possono svilupparsi su reti digitali basate sulla blockchain, dove il valore viene scambiato in modo diretto e trasparente. Questo non vuol dire superare le regole, al contrario significa riportarle alla loro funzione originaria, tutelare i diritti attraverso la libertà contrattuale e la responsabilità reciproca. Con la DeFi vediamo rinascere l’idea che l’accordo, quando è chiaro e comprensibile, è la vera fonte della relazione economica.

Domanda. Avvocato Spinapolice, lei ha avuto occasione di esaminare la proposta Blotix, che si basa su una licenza d’uso del Certificato NFT legato a un immobile, ottenuta attraverso una procedura di tokenizzazione e di contratto. Può spiegarci come funziona?

Risposta. La proposta è semplice nella sua struttura e proprio questa semplicità la rende innovativa. Un proprietario di un immobile decide di digitalizzare il valore del suo bene attraverso la creazione di un Certificato NFT. Questo certificato non sostituisce né limita il diritto di proprietà: il proprietario continua ad abitare, usare, gestire o affittare l’immobile esattamente come prima. L’NFT diventa uno strumento contrattuale che dà diritto a una rendita passiva del 2,5% annuo, corrisposta semestralmente. La proposta Blotix offre una soluzione limpida, che tutela la libertà del proprietario e nello stesso tempo offre all’investitore un accesso chiaro e trasparente a un rendimento certo. Non c’è alienazione del bene, non c’è compressione del diritto: c’è solo una valorizzazione del suo potenziale economico.

Domanda. Questo significa che la proprietà rimane pienamente nelle mani del titolare?

Risposta. Esattamente. È questo il punto decisivo. A differenza di altre formule finanziarie, qui la proprietà non viene ceduta, né limitata. Il bene resta in tutto e per tutto nella disponibilità del titolare. Blotix non sottrae nulla, ma aggiunge una nuova dimensione, il valore digitale che convive con il valore reale. È una forma di libertà patrimoniale che si esprime in due direzioni, la disponibilità concreta del bene e la possibilità di trasformarne il valore in flussi economici aggiuntivi.

Domanda. Quali effetti può avere questa proposta sul mercato immobiliare?

Risposta. Gli effetti possono essere molto ampi. Da un lato si amplia l’accesso a strumenti di rendita passiva che prima erano riservati solo a determinati prodotti finanziari. Dall’altro si libera il potenziale di beni immobili che troppo spesso restano improduttivi, generando costi anziché opportunità. La tokenizzazione permette a un immobile di diventare contemporaneamente un luogo di vita, di lavoro o di uso sociale, e un asset economico che produce valore costante. Non si tratta di speculazione, ma di integrazione virtuosa tra proprietà reale e valorizzazione digitale.

Domanda. A questo punto pensiamo al patrimonio immobiliare delle pubbliche amministrazioni, spesso costituito da beni improduttivi che pesano sul bilancio. In che modo Blotix potrebbe essere una risposta?

Risposta. Le pubbliche amministrazioni hanno un patrimonio immobiliare enorme, che però in molti casi non produce alcun ritorno. Anzi, spesso genera solo costi di gestione e manutenzione. Assistiamo addirittura a tentativi di trasferimento di immobili tra amministrazioni e a rifiuti di beni da parte di enti che non intendono farsene carico. Attraverso la tokenizzazione, questi beni possono essere trasformati in risorse senza alienarli e senza rinunciare alla loro funzione istituzionale. Lo Stato, un Comune o un ente locale possono mantenere la titolarità del bene e al tempo stesso attivare una rendita passiva costante, da reinvestire nella cura del patrimonio, nei servizi, nelle infrastrutture o nelle politiche sociali. È un modo per trasformare un peso in una leva di sviluppo, senza sacrificare il patrimonio pubblico.

Domanda. E per quanto riguarda le proprietà di pregio storico e architettonico?

Risposta. Lì la sfida è ancora più delicata. Le proprietà di pregio sono ricchezze uniche, ma anche responsabilità pesanti. La loro manutenzione richiede risorse ingenti e spesso i proprietari, pubblici e privati, faticano a sostenerne i costi. Blotix propone un modello di facile comprensione. Il valore di questi immobili può essere tradotto in un Certificato NFT che genera un flusso economico utile a finanziare la manutenzione senza intaccare, come dicevo, il diritto di proprietà, o meglio, la ‘signoria sul bene’. Non c’è cessione, non c’è limitazione, solo una valorizzazione intelligente che permette di custodire il patrimonio e nello stesso tempo renderlo produttivo. In questo senso la tokenizzazione diventa uno strumento di tutela culturale ed economica insieme.

Domanda. Dal punto di vista legale, possiamo parlare di un nuovo tipo di diritto reale?

Risposta. Possiamo parlare di un’estensione del concetto di diritto. Il contratto di licenza d’uso del valore digitale non è una vendita, non è un affitto, non è un mutuo. È qualcosa di nuovo, che unisce l’immutabilità della proprietà al dinamismo del digitale. È un diritto reale nella sua sostanza, perché tocca la proprietà, ma lo fa senza sottrarla. È una forma che rispetta la tradizione giuridica e nello stesso tempo apre la strada a una nuova categoria di rapporti patrimoniali.

Domanda. Secondo lei, Blotix può contribuire a rendere la proprietà più libera e produttiva?

Risposta. Assolutamente sì. La libertà è al centro di questa proposta. La proprietà resta integra e nella piena disponibilità del titolare, che però può trasformare il valore del bene in un reddito aggiuntivo. Non c’è rinuncia, ma guadagno. Non c’è limitazione, ma ampliamento. È un modello che rispetta la volontà del proprietario e allo stesso tempo offre nuove possibilità agli investitori. È la dimostrazione che la finanza decentralizzata può essere messa al servizio delle persone e delle istituzioni, senza complessità e senza rinunce.

Domanda. Guardando al futuro, quale impatto immagina sul piano sociale ed economico?

Risposta. Immagino un futuro in cui il patrimonio immobiliare, privato e pubblico, diventa una leva costante di crescita e sviluppo. Con modelli come quello che ho esaminato possiamo ridare vita a immobili fermi, alleggerire il peso della spesa pubblica, sostenere il patrimonio culturale e nello stesso tempo offrire rendite stabili ai cittadini. È un impatto che unisce dimensione economica e sociale. Non si tratta solo di guadagno, ma di valorizzazione collettiva. Se il diritto saprà accompagnare questo processo, potremo davvero aprire una nuova stagione per la civiltà economica.

Domanda. In poche parole, come sintetizzerebbe il cuore di questa trasformazione?

Risposta. Direi che il cuore è nella semplicità. Con la tokenizzazione un bene resta ciò che è, nella disponibilità del suo proprietario, e nello stesso tempo diventa fonte di un reddito certo. È un modello che non toglie, ma aggiunge. Non limita, ma espande. È la dimostrazione che la finanza decentralizzata può esprimere il suo volto migliore: quello di una tecnologia che non domina, ma accompagna la libertà e la produttività dei beni.

 

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